“Toda la belleza del mundo cabe dentro del ojo, sus cuadros son los que he visto pintados con más imaginación, emoción y sensualidad (Tutta la bellezza del mondo finisce nei suoi occhi, i suoi quadri sono quelli che ho visto dipinti con più fantasia, emozione e sensualità). Con queste parole il poeta Federico García Lorca descriveva le opere dell’artista Maruja Mallo. Ricordata per aver preso parte al gruppo dei Sin Sombrero, formato da quei giovani intellettuali che scandalizzavano la società osando uscire per strada senza cappello, Maruja fu una donna libera, appassionata e coinvolgente, che anticipò, insieme ad altre donne, quel modello di emancipazione femminile spagnola che nemmeno la guerra civile riuscì a cancellare.

 Nata in Galizia, a Lugo, il 5 gennaio 1902, Maruja iniziò fin da piccola a copiare illustrazioni per le riviste dell’epoca. Nel 1926 entra, a Madrid, nell’Accademia di San Fernando, dove conobbe uno degli amici più importanti della sua vita: Salvador Dalì. L’artista catalano la introdusse nell’atmosfera del surrealismo e della Generazione del ’27, facendole conoscere molti intellettuali, come dichiarò lei stessa in un’intervista: “Alla Scuola di Belle Arti di Madrid, dove entrai, conobbi Dalí, che mi fece conoscere Lorca e Buñuel. Dalí, Lorca e io uscivamo spesso insieme. Andavamo nei jazz club, con me che mi nascondevo perché sarebbe stato disonorevole che una giovane donna frequentasse quei luoghi”. Nel 1928, in occasione di una mostra personale promossa dal filosofo Ortega y Gasset che aveva riconosciuto precocemente il suo talento, Maruja Mallo espose alcune opere, tra cui La verbena, dalla composizione festosa e colorata che rifletteva in pieno lo stato d’animo dell’artista. Il dipinto è un tentativo di ritrarre la società madrilena dell’epoca con un tocco di ironia. Oggetti da fiera, specchi deformanti, giostre, musicisti, giganti e marinai in licenza, nella sua opera tutto concorre a ricreare quell’atmosfera di caos ordinato tipico delle fiere popolari. Maruja è giovane e ottimista e i tempi bui sembravano ancora lontani.

Ma la guerra civile spagnola scoppiò non molti anni dopo e per Maruja Mallo, così come per molti dei suoi amici, cominciò l’esilio. L’artista riuscì a fuggire prima a Lisbona, dove fu accolta dalla poetessa Gabriela Mistral, all’epoca ambasciatrice del Cile in Portogallo, e poi a Buenos Aires, dove trascorse praticamente gran parte del suo esilio. Mallo si inserì presto nei circoli intellettuali dell’America Latina, tenne conferenze, organizzò mostre e collaborò con la rivista d’avanguardia Sur, per la quale scrisse anche Jorge Luís Borges. In quegli anni la pittrice viaggiò molto attraverso l’Argentina, il Cile e l’Uruguay, rimanendo colpita dalla natura esuberante dei paesaggi, dalla vita della popolazione, che influenzarono il suo linguaggio pittorico, ormai lontano da quel tono allegro dei primi lavori. Proprio a Buenos Aires Maruja Mallo realizzò, nel 1939, la sua opera più importante, Canto de las espigas, parte della serie pittorica dedicata al lavoro dei campi e del mare e composta da sette quadri di diverse dimensioni. La stessa artista considerava il dipinto una delle sue opere più rappresentative ed emblematiche, al punto da affermare più volte di desiderare che il dipinto arrivasse “nelle mani del popolo spagnolo”.

Dopo una tappa a New York, dove nel 1947 conobbe Andy Warhol e nel 1948 la sua Cabeza de mujer negra vinse un prestigioso premio, Maruja Mallo tornò in Spagna solo nel 1962. Determinata a ottenere il riconoscimento che meritava, l’artista si dedicò negli anni Sessanta e Settanta al recupero e alla ricostruzione del suo lavoro. Riprese la collaborazione con la Revista de Occidente di Ortega y Gasset e riuscì ad integrarsi nei circoli artistici, partecipando a incontri e conferenze. All’età di 77 anni, la Galería Ruiz Castillo di Madrid organizzò un’importante mostra antologica delle sue opere, in cui per la prima volta fu presentato al pubblico Los moradores del vacío, uno dei suoi ultimi dipinti. Nel 1982 ricevette la Medaglia d’Oro delle Belle Arti e il Premio Madrid per le Arti Plastiche, ottenendo così quel riconoscimento in patria che desiderava da tempo.

Dopo un’esistenza dedicata interamente all’arte, Maruja Mallo si spense a Madrid il 6 febbraio 1995, la stessa città che già negli anni Venti aveva riconosciuto in lei una delle pittrici più originali del XX secolo.

                                                              Paola Setaro