Ed anche per me, come per tantissimi colleghi insegnanti, è arrivato il momento del vaccino! Così, pimpante e baldanzosa quanto basta, mi sono recata, in una grigia ed uggiosa giornata di marzo, alla Nuvola di Fuksas. Certo la minaccia di pioggia e l’umidità non presagivano nulla di buono, soprattutto se ti aspetta una fila all’aperto, ma il cuore era colmo di luce perché si sarebbe aperta, al termine di un corridoio buio pesto, una porta alla speranza. Tutto aveva un alone dorato: la coda, il desk dell’accettazione, il colloquio pre-vaccino, l’attesa col braccio scoperto ed il limbo di osservazione prima dell’uscita. Mi sono sentita come al Grand Hotel Excelsior: gentilezza e premura, miste a scherzosità dei medici, degli infermieri e delle hostess. Un’organizzazione tedesca con la creatività tutta mediterranea. A questo si è aggiunto l’insolito piacere di poter stare seduta, dedicando del tempo ai miei liberi pensieri, senza l’ansia che accompagna le persone consce di avere tante altre cose da fare.

Il riposo fisico e mentale, non è durato molto, ahimè. E subito la corsa per fare la spesa, per prendere Livia a scuola e per cucinare. Già all’apertura della porta di casa il primo presago segnale: micro palline di polistirolo sparse per tutto il soggiorno. La base della torta di cake design, che conteneva residui di pan di zucchero e, da me tapina, lasciata all’ingresso in attesa di essere gettata, era stata l’oggetto del desiderio del cane. Ma tutto ciò non è stato sufficiente a scoraggiarmi, l’aspettativa di una vita nuova era ancora in me. Il pomeriggio dei compiti di mia figlia, perfino, è trascorso lieto, soprattutto perché mi sentivo priva dei sintomi post-vaccino di cui mi avevano riferito i colleghi. E, quasi quasi, ne godevo, perfino, di gusto. Poi, con la rapidità del clic dell’interruttore della luce, dolori per tutto il corpo, febbre, brividi e mal testa. Vabbè, con una tachipirina ed il riposo tutto passerà, mi son detta. Il sonno mi ha colto nel giro di un nano secondo ed il letto mi ha accolta amabilmente. Poi, nel cuore della notte, rumori strani, sinistri, sospetti. Il risveglio con la testa di piombo, le gambe di burro, il viso infuocato ed il gelo nelle membra. In una nuvola, non di Fuksas, ma di incoscienza, mi sono lanciata alla ricerca dei rumori e, poi, la vista del disastro: Isotta, bella di mammà, la bassotta a pelo ruvido più stupenda del mondo, vomitava e defecava palline bianche. Come in un film horror e nello sforzo fisico più sovrumano, mi sono lanciata nella pulizia ed igienizzazione della casa e, naturalmente, nella cura della malata. Quando tutto è, più o meno, terminato, mi sono lasciata andare sul divano per sorvegliare la situazione, ma i dolori diventavano più forti, amplificati dalla scomodità del supporto, e la febbre sempre più alta. In attesa di poter prendere un’altra tachipirina, il tempo è trascorso tra momenti di dormi-veglia, misti a deliri e le immagini si rincorrevano e susseguivano come nei fotogrammi di un film: cane stecchito con fuoriuscite anali e orali di polistirolo, casa allo sbaraglio con vestiti, oggetti, carte, stenditoio alla rinfusa per abbandono di essa a causa del mio stato, di nuovo cane morto, alunni con orecchie e code d’asino che festeggiavano la mia assenza, ballando sfrenati in un paese dei balocchi trasformato in discoteca, poiché echeggiava in me la certezza che il giorno seguente non sarei stata in grado di andare al lavoro, ancora cane defunto, un tre in storia sul registro elettronico di mia figlia, perché non avrei potuto seguirla nei compiti in quello stato, e, ovviamente, a seguire, sepoltura del cane. Poi alle 5.00, la sospirata tachipirina e dopo mezz’ora, finalmente il riposo.

Il giorno dopo, infoderata nel lettuccio, mi sono abbandonata alla mia temperatura incandescente e ai dolori muscolari, ma libera dal carico mentale quotidiano, mi sono goduta il riposo e le coccole dei familiari, amici e colleghi che mi chiedevano come stessi. Vada come vada! Ho deciso che per un giorno, dopo anni, potevo concedermi la perdita del controllo e godere del positivo che si può trovare anche nelle situazioni spiacevoli. Magari la casa si autorigenererà, gli alunni si dispereranno per la mia assenza, la figlia prenderà dieci in storia e, ovviamente, il cane produrrà gelsomini!

di FaTima GiorDano