Il mondo femminile, si sa, è l’altra parte del cielo e anche della terra. Sicuramente più della metà della popolazione mondiale appartiene a questo genere che, purtroppo, ancora non riesce a vivere appieno la propria esistenza, godendo di tutti i diritti e libertà, nonché rispetto, che sono dovuti ad ogni essere vivente.

Nonostante le difficoltà a trovare un proprio posto nel mondo nelle varie ere storiche, la donna con il suo corpo e la sua ricca interiorità, ha sempre destato fascino ed interesse. Poche sono state le artiste che sono riuscite ad affermarsi, ma moltissime sono le donne protagoniste di opere d’arte. Hanno sicuramente ispirato per la loro bellezza, ma anche per la loro straordinaria personalità, intelligenza, tenacia, ancora più degne d’ammirazione poiché si sono dovute sempre muovere tra difficoltà, interdizioni e pregiudizi.

Un artista straordinario, che ha saputo trasferirci la memoria di alcune, rendendole immortali, è Henri de Toulouse Lautrec. Grande frequentatore dei locali notturni di Pigalle e Montmartre, riuscì a relazionarsi e ad intessere legami d’amicizia con persone che provenivano da ogni strato sociale e, non di meno, con coloro che appartenevano a quel demie monde che popolava i café-concert, i cabaret, i circhi e perfino le maisons closes.

In particolare era attratto dal mondo femminile, come Degas d’altronde, che considerava con grandissima ammirazione, ma a differenza del maestro che rappresentava ballerine o donne anonime da sole o in gruppo, Henri aveva uno sguardo indagatore, cercava la tipizzazione e la peculiarità di ognuno arrivando fino al caricaturale. Si soffermava sulle caratteristiche tipizzanti, gli atteggiamenti, le stravaganze, le movenze e con un tratto sintetico della linea e pochi colori ce ne restituiva tutta la segreta personalità. Non erano e non sono semplici ballerine, cantanti, attrici, ma erano e sono Yvette Guilbert, Jane Avril, May Belfort, la Goulue, Cha-u-Kao…

Per Henri, protagonista assoluta è la figura umana che prevaleva su ogni cosa e le sue eroine diventavano famose grazie non solo alla sua mano d’artista, ma anche all’ironia di fondo e all’uso delle locandine pubblicitarie che in quel periodo cominciarono a diffondersi grazie anche all’utilizzo spregiudicato che ne faceva il nostro artista.

Suo mezzo prediletto era la litografia che gli era congeniale poiché permetteva una stesura del colore piatto, una prevalente bidimensionalità ed un uso marcato della linea di contorno. Il fondo grigio, poi, gli consentiva di dare maggiore profondità alle flessuose ed allungate immagini femminili.

Ed è proprio lei, la protagonista incontrastata, Jane Avril, che viene, tra le varie, anche rappresentata all’interno di una officina litografica con i suoi capelli fiammanti e la personalità magnetica. Henri la osserva e la ritrae in momenti e attività diverse della vita per restituircene la versatilità ed elevandola a degna protagonista della Belle Epoque.

Nata illegittima nel 1863, maltrattata dalla madre, aveva tentato il suicidio. Il male nero si era abbattuto su di lei e ne era uscita dopo un lungo ricovero all’ospedale Salpêntière. Non si arrese e riuscì a restituire dignità e gioia alla propria vita. Aveva scoperto nella danza una fonte di felicità ed era diventata una delle ballerine di can-can più richieste. Scoperta da Charles Zidler, che la notò per il suo talento, fu scritturata per il Moulin Rouge dove divenne ballerina solista. Fu l’unica a poter indossare i mutandoni rossi invece dei bianchi. Lavorò anche in altri locali come le Divan Japonais, l’Eldorado e alle Foliès Bergères dove furoreggio con l’arc-en-ciel. Il suo ballo era privo di volgarità, colmo di dinamismo, vivacità, ritmo e trasporto ed è così che la ritrae Henri in una delle stampe litografiche più famose Jane Avril: Jardin de Paris (1893), Albi, Museo Toulouse-Lautrec. La gamma cromatica è limitata a pochi colori. La linea nera crea i contorni ed incornicia Jane Avril che si esibisce sul palcoscenico, la isola nel suo mondo incantato. La concentrazione ed il trasporto sono evidenziati dalla chiusura degli occhi. E’ il momento topico, quello che distingue il ballo di Jane dalle altre ballerine di can-can, quando riesce a far roteare la gamba da destra verso sinistra: il famoso arc-en-ciel. Il punto di vista è quello del contrabbassista che con la sua presa rapace ed erotica dello strumento, con le mani nodose e pelose aggiunge un tono di grottesco. Bellezza, concentrazione, erotismo, sensualità ed ironia. Ci sono tutti gli ingredienti della vita che pullulava nella Parigi dei locali notturni.

Jane e tutte le altre protagoniste di Henri de Toulouse Lautrec sono fisicamente morte, come non esiste più la vecchia Montmartre che le ha viste trionfare, ma continueranno a vivere in eterno, nell’arte, attraverso la loro unica e straripante personalità.

di Fatima Giordano

https://musee-toulouse-lautrec.com/

H. Toulouse de Lautrec, Jane Avril dallo stampatore litografo(dal Web)
H. Toulouse de Lautrec,
Jane Avril: Jardin de Paris (1893), Albi, Museo Toulouse-Lautrec (dal Web)
H. Toulouse de Lautrec,
Studio per Jane Avril, 1893 (dal Web)
H. Toulouse de Lautrec,
Jane Avril, 1892 (dal Web)
H. Toulouse de Lautrec,
Jane Avril con i guanti (dal Web)
H. Toulouse de Lautrec,
Jane Avril esce dal Moulin Rouge(dal Web)
H. Toulouse de Lautrec,
Jane Avril, 1892 (dal Web)
H. Toulouse de Lautrec,
Divan japonais, litografia, 1892-1893 (dal Web)
H. Toulouse de Lautrec,
Al Moulin Rouge, 1892-1893 (dal Web)