di FaTima GiorDano

Un magnetico doppio ritratto realizzato da J. L. David si trova a Roma, nel museo Napoleonico. Rischia di passare quasi inosservato in un corridoio di congiungimento tra due vani meglio organizzati. Ma la luce calda, i colori vibranti, la linea di contorno chiara e netta catturano inevitabilmente lo sguardo che non può fare altro che indugiare sui volti e sulle espressioni di due principesse. Zenaide e Carlotta, figlie di Giuseppe Bonaparte e Julie Clary, siedono su di un divano a barca, un arredamento ridotto al minimo per rendere le donne protagoniste assolute della composizione. Zenaide, la maggiore, in primo piano, guarda dritto verso lo spettatore. La sicurezza, la posa dritta e l’abbraccio protettivo alla sorella Carlotta ne danno un’immagine di tenacia e fierezza. Carlotta, più delicata e reticente, alza timidamente lo sguardo, quasi nascondendosi dietro la sorella. Ciò che ci mostrano è una lettera scritta dal padre durante il suo soggiorno obbligato negli Stati Uniti. Si può perfino scorgere, su di essa, la data e l’indirizzo, con chiara allusione al profondo legame familiare, inossidabile nonostante la distanza. Il dipinto fu commissionato dalla madre delle fanciulle, Julie, mentre si trovavano a Bruxelles, nel 1821, dopo la disfatta di Waterloo e dove risiedeva anche il pittore francese, in esilio volontario. La donna, che era di estrazione borghese, aveva sposato Giuseppe, il fratello maggiore di Napoleone. La coppia si ritrovò così a regnare sia a Napoli che in Spagna, assurgendo al rango reale. Pertanto, il ritratto ha la funzione di mettere in evidenza lo status dinastico delle ragazze. Tale rango si esprime chiaramente anche nell’abbigliamento lussuoso delle sorelle che sfoggiano tessuti serici, sciarpa in cachemire e tiare gemmate. Gli abiti rispecchiano anche i caratteri diversi delle principesse. Più mondana e sicura di sé, Zenaide, con un abito scollato abbinato ad una sciarpa dai colori vivaci; più pudica, Carlotta, in grigio-azzurro e maggiormente coperta.

Questo tipo di vestiario in stile impero fu iconico per la famiglia Bonaparte. Si deve la sua diffusione a Giuseppina de Beauharnais. Esso s’ispirava all’antica Grecia e prevedeva una vita molto alta, esattamente sotto l’attaccatura del seno. Le scollature erano molto ampie, rotonde o squadrate e le maniche preferibilmente corte, al massimo fino al gomito. La gonna era dritta e lunga fino alle caviglie e prevedeva un drappeggio nella parte posteriore che terminava in un accenno di strascico che più tardi scomparve, per rimanere solo negli abiti di corte. Sempre Giuseppina, introdusse la stola realizzata con lana ricavata dalle capre selvatiche del Cachemire. All’interno dello stesso museo napoleonico sono conservati due abiti in stile impero appartenuti a Julie Clery, uno bianco che indossò in occasione dell’incoronazione di Napoleone ed un altro rosso che risale al periodo della reggenza napoletana. Una loro testimonianza si può osservare in due tele: una di Robert Lefèbre del 1807 (conservata alla reggia di Versailles), dove è presente anche Zenaide da bambina e un’altra di Jean Baptiste Wicar del 1809 (conservato alla reggia di Caserta) dove oltre all’abito rosso, possiamo ammirare le nostre principesse da bambine, quando ancora ingenue, si dilettano a giocare con una colomba.