Una poesia fatta di colori ed immagini, questa è per me la pittura di Chagall.

Non una distesa logica di oggetti all’interno di una griglia prospettica rigorosa.

Ogni dipinto è uno scrigno dal quale fuoriescono meraviglie e l’attenzione di ognuno si focalizza su di una o su di un’altra, a seconda di come viene impressionato l’animo.

Queste immagini si riferiscono sicuramente al mondo dell’artista, ma entrano facilmente, delicatamente ed inevitabilmente anche nel nostro che ne viene catturato magicamente.

Il suo universo personale è tutto riflesso lì, basta solo leggerlo e, per farne parte, fonderlo con il proprio. Si possono incontrare molti elementi e suggestioni, in particolare il mondo dell’infanzia, con il sobborgo di Liozno presso Vitebsk, lo zio Neuch che vendeva gli animali ed il nonno che li macellava secondo la tradizione ebraica. E proprio il mondo animale è onnipresente: le mucche, il gallo che rappresenta il risveglio, le capre, i maiali, i cavalli, i pesci. La religione ebraica, in particolare lo Chassidismo, è presente con la torah, lo shtetl, i musicisti klezmers che accompagnano tutti i momenti felici e tristi della piccola comunità. La prima moglie Bella Rosenfeld che, anche dopo la morte avvenuta nel 1944, sarà sempre rappresentata nelle sue tele, vestita da sposa come figura benefica. Proprio la felicità fa librare in aria, leggeri e soavi i corpi. Essi si mescolano con gli animali, il villaggio, la religione, gli astri, fluttuanti in uno spazio indefinito in cui il sotto e il sopra ed il piccolo e il grande si equivalgono, come nel sogno e nel ricordo. Sono proprio i sogni ed i ricordi che Chagall imprime sulla tela così come spontaneamente sopraggiungono, accavallandosi senza un ordine ed un senso apparente. Non c’è introspezione in lui, ma spontaneità e gioia, ingenuità e stupore infantile, fantasia e immaginazione.

Ne Il matrimonio, 1944, olio su tela, Collezione privata in un’atmosfera onirica e serale, si celebra un matrimonio, forse proprio quello di Bella e Chagall. Le forme semplificate ed i colori saturi ci proiettano in questa dimensione quasi soprannaturale in cui si è combattuti tra un sentimento di gioia e di dolore insieme. Forse è la prefigurazione dell’evento tragico che sta per abbattersi nella vita del pittore: la morte dell’amata compagna. Il suo abito non è bianco, ma di un blu spirituale. Gli sposi sono sotto la huppah, il baldacchino nuziale che allude alla futura casa. Alcuni astanti sorridono, ma altri sono concentrati, seri. Sopra di essi l’orchestrina klezmer con il violino, il violoncello e il tamburello che incombono evocativi, concentrati di un rosso profondo accentuato dalla forte luminosità bianca del violoncello.

Per Chagall la maternità è un mistero che santifica il corpo femminile, come ne La donna incinta, 1913, olio su tela, Amsterdam, Stedelijk Museum. E’ un’opera di grandi dimensioni e la donna, che indossa gli abiti folkloristici dei contadini russi, occupa quasi interamente lo spazio. Con la mano sinistra, quella del cuore, indica il bambino che ha in grembo. La mano destra sorregge e protegge il seno. Il volto è sdoppiato, rivolto di fronte e lateralmente. Intorno la vita continua nel villaggio grazie al lavoro dei contadini e degli animali. Il cielo è rosso e giallo, simboli del sangue che scorre alla nascita e della luce. Gli spazi sono scomposti alla maniera cubista. Ma la pittura di Chagall è fatta anche della commistione di tradizione russa ed ebraica con esperienze occidentali, e della sintesi di letteratura, folklore e simboli religiosi. I riferimenti artistici di quest’opera attengono maggiormente alla cultura e alla tradizione figurativa russa come il lubok, un tipo di stampa popolare che ornava le abitazioni dei meno abbienti in cui i colori sgargianti e forti emergevano e straripavano anche al di là della linea di contorno. In esso non mancava mai la presenza degli astri. Ma è evidente anche una citazione dell’iconografia bizantina della Vergine in cui il Cristo infante è rappresentato nel petto della madre all’interno di un medaglione, quasi un bersaglio umano, prefigurazione di ciò che sarà.

Fatima Giordano

La donna incinta, 1913, olio su tela, Amsterdam, Stedelijk Museum (foto dal web)
Icona bizantina (foto dal web)
Il matrimonio, 1944, olio su tela, Collezione privata