Lo leggo e rileggo da ieri sera. Tre, quattro, in verità, sei volte. E’ scritto bene, non certo un capolavoro, ma cosa mi incolla all’articolo presente in D di Repubblica di ieri?

Una nota giornalista milanese trae spunto dal compimento della maggiore età del figlio per chiedersi quando, nella vita, si diventi veramente grandi. Non è il primo amore, la patente, il voto a farti diventare tale. E’ ovvio. Per lei, il momento è quando si trova la propria strada. Non quella che ti è stata indicata, suggerita o, talvolta, imposta. No, è il tuo abito su misura che, scevro di ogni convenzionalità o condizionamento, ti appartiene e che nessun altro può indossare.

Questa consapevolezza ha il potere di rendere carismatico, ineguagliabile qualsiasi essere. Ne sono convinta. Chi indossa quest’abito è circondato da un’aura che lo distingue e lo eleva verso l’empireo. Ed io? Chi sono? Ho mai provato questo brivido di consapevolezza, di appagamento totalizzante? E, soprattutto, brancolo ancora o ho già provato questa certezza?

Se me lo chiedo, forse, non è mai avvenuto ed il mio pessimismo cosmico, mi trae verso l’ineluttabile certezza che ciò non avverrà mai. Perché ci sono persone giovanissime che non si pongono questi dilemmi e sanno già chi sono e cosa vogliono? Ed io perché, all’alba di una considerevole maturità fisiologica, mi ritrovo ancora in un’ incertezza spiazzante?

Il rimuginare mi sta tormentando e il rifiuto di trovarmi ancora in una melma aggrovigliata ed informe, mi costringe a riflettere.

Ripercorro la mia infanzia, la mia giovinezza e l’età adulta. Cerco quel brivido e non lo trovo, lampante, manifesto, inequivocabile. L’educazione fortemente mortificante lo ha custodito in una rosa ricca di numerosi e spessi petali di sottostima, insicurezza, paura, vergogna, inadeguatezza. Sotterrato e nascosto nell’abisso, mi costringe a tortuose ed impervie strade. Ma è lì. Il mio percorso è semplicemente diverso, più ingarbugliato e meno lineare. Costellato da crisi che svelano chiaramente cosa rifiutare. La certezza di cosa negare, più di cosa affermare. Ma lui a scatti emerge, a volte debole o più intenso, per poi riposarsi. Ed io, nel frattempo, continuo a scavare instancabilmente, senza tornare indietro. Procedo convinta ed impavida. Questo è il mio essere diventata grande.

di Tima Dano